Ultima modifica: 16 Gennaio 2016

I terrazzamenti in Valtellina

Un progetto realizzato nell’anno scolastico 2013/2014 per conoscere e valorizzare i terrazzamenti della Valtellina.

Un progetto realizzato nell’anno scolastico 2013/2014 per conoscere e valorizzare i terrazzamenti della Valtellina. Ricognizioni sul posto (zona Teglio-San Giacomo), riprese, fotografie e testi realizzati dagli alunni per l’elaborazione di un video di circa 8 minuti. Le classi 4 A e 5 C hanno anche realizzato alcune schede per il rilevamento di siti di interesse naturalistico. Il progetto è stato coordinato dai proff. Fay, Credaro e Moiser con la collaborazione di Erica Della Valle.

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Sul percorso dei terrazzamenti si trovano habitat diversi. Nelle zone un tempo coltivate e ora in abbandono ci sono boschi, in parte spontanei e in parte naturalizzati, con betulle e castagni. Il castagneto, piantato per ottenere legna da ardere e castagne, è a tratti sostituito da frassini, piante originarie che stanno ripopolando spontaneamente il territorio. L’habitat del vigneto presenta una vegetazione caratteristica: la superficie verticale dei muretti, esposti al sole ma freschi negli spazi tra i sassi, ospita soprattutto felci murarie e piante grasse. Questo tipo di vegetazione si differenzia da quella tra i filari, a sua volta condizionata dalle tecniche colturali in uso nel vigneto e dal ricorso a prodotti chimici. Tra le specie tipiche troviamo la borracina bianca, l’asplenio e la cedracca. Ma poiché nelle zone rocciose più esposte al sole, così come sui muri, l’irraggiamento determina un microclima particolare, ecco la presenza di specie non originarie e tipiche di altre latitudini, come l’opuntia, la viola tricolor, il centocchio comune, l’assenzio e la falsa ortica purpurea. La zona dei terrazzamenti ospita altre interessanti forme di vita: il pirrocoride, l’ape, la vespa terricola, l’ape bombice, il ramarro, il saettone nero.

Alcuni terrazzamenti sono oggi interessati da opere di rifacimento dei vigneti, che prevedono la coltivazione “a giropoggio” invece del “ritocchino”, tipico della tradizione valtellinese. Il nuovo sistema prevede la disposizione orizzontale dei filari rispetto al versante e la parziale sostituzione dei muretti a secco con scarpate di terra. La nuova tecnica favorisce l’accesso dei mezzi meccanici, ma dal punto di vista paesaggistico determina una significativa variazione. In alcune zone si coltivano ancora segale e grano saraceno, coltivazioni un tempo molto diffuse. Il grano saraceno è attestato nel territorio di Teglio fin da epoche remote: la sua diffusione nelle zone montane si spiega con l’adattabilità a terreni magri, a quote abbastanza elevate e a climi freschi. La pianta presenta una gradevole fioritura bianco-rosata e produce piccoli frutti scuri da cui si ricava la farina, utilizzata per i pizzoccheri e altri piatti tipici della Valtellina, come sciatt o polenta taragna. Insieme al pane di segale e ai vini, decantati sin dall’antichità, sono prodotti particolarmente apprezzati dal turismo enogastronomico. Tutta la zona è interessata da ritrovamenti di stele o rocce incise risalenti all’epoca preistorica, che ne testimoniano la lunga frequentazione. Il clima di questa fascia è infatti più favorevole, rispetto a quello del fondovalle, sia per gli insediamenti umani che per le coltivazioni.